O Salvator, l'atroce Tuo soffrire lo miro nel prostrarmi innanzi a Te; E il Tuo dolor, le piaghe, il Tuo morire Sul legno dell'infamia io miro per la fé. Le piaghe e il dolore, la grazia e l'amore lo riguardo per fé del glorioso mio Re. Le sante man, che sempre han benedetta E sempre hanno largito ad ogni cuor, Or vedo stese su quel duro letto Trafitte dai crudeli a cui 'Lui' diede amor. D'un serto, non di gloria ma di spine lo vedo coronato il mio Signor E veggo le sembianze Sue divine Coperte del Suo sangue: il manto del dolor. E il cuor, quel cuor che palpito soltanto D'amore, di dolcezza e di pietà, Il cuore giusto di quel puro e santo lo vedo dilaniato, oh! quanta crudeltà!