'Ed ora dammi Quel che aver mi tocca'. Disse a suo padre Il prodigo figliuolo Indi lasciata la paterna rocca, Per lidi ignoti egli prese il volo. Molti amici incontrò Nel suo cammino E ognuno d'essi amore gli portò. Ma quando vuoto fu Il suo borsellino, Nessun di lui allora si curò. Le meretrici frequentò, Ma invano; Tardi provò ch'eran tutte inique Di porci immondi Allor ei fu guardiano Desiderando invano le silique E lì, pensando ai suoi passati errori, Riconobbe di satana le trame. 'In casa mia, disse, i servitori Mangian di tutto Ed io moro di fame'. 'Ora mi levo e vado al padre mio, Del mio fallir perdon domanderò. Certo che non mi lascerà in oblio, Non più figliuol, Ma servo a lui sarò'. Stava in preghiera il padre, In ogni istante Aspettando guardava a capo chino. lacero, scalzo, Incerto e vacillante Vide venire a se un pellegrino. In quello riconobbe il suo diletto 'Figlio disse, mio caro, T'ho trovato!' E gli va incontro E so lo stringe al petto Senza curarsi ch'era insudiciato, 'Servite, ordinò, un gran convito, Presto, uccidete il vitello ingrassato, Un ricco anello gli sia messo al dito, Gli sia un buon vestito preparato', Si faccia festa, Suoni ed allegria Ora che il mio figliuolo è ritornato, In vero, consolata è l'alma mia, Egli era morto ed è risuscitato.... Così gran festa gli angeli del cielo Per ogni peccatore ravveduto Che per mezzo Del Santo Suo Vangelo Al figliuolo di Dio avrà creduto.